Da piccola ero rimasta affascinata da “Il barbiere di Siviglia” che avevo visto al Teatro Verdi. Ancora oggi ricordo la geniale scenografia e la magia rossiniana.

Quest’anno, quasi per caso, mi sono avvicinata in punta di piedi a Gioachino, scrivendo un testo che lo raccontasse, per uno spettacolo di Alessio Colautti.

Oggi, 5 maggio 2024, non potevo perdermi l’ultima replica de “La Cenerentola” al Teatro Lirico Giuseppe Verdi.

Una vera fiaba… frizzante, colorata, gustosa! Un cast favoloso vocalmente, ma anche nei recitativi e nei movimenti scenici. La scenografia sposa con maestria la creatività di Emanuele Luzzati (si rifà alla storica edizione del 1978 andata in scena al Teatro Carlo Felice di Genova, così come i costumi) con l’intervento tecnologico delle proiezioni.

Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi hanno proposto una regia accurata che non tralascia nulla, “giocando” sui personaggi e le loro caratteristiche. Il M° Enrico Calesso ha ben saputo cogliere nella sua direzione l’essenza rossiniana e l’anima dell’opera buffa. Complice un’Orchestra degna di nota.

Laura Verrecchia interpreta Angelina (Cenerentola) con soffice sentimento ma nel contempo incisivo carattere. Energia e poesia. Dave Monaco, invece, mette in scena Don Ramiro con gustosa comicità e brillante presenza. Dandini prende vita dall’acuta interpretazione di Giorgio Caoduro che ben valorizza il carattere del ruolo rossiniano. “Colorato” e buffo il personaggio di Don Magnifico proposto da Carlo Lepore. Un plauso anche a Matteo D’Apolito nella parte di Alidoro e alle due spumeggianti sorellastre interpretate da Carlotta Vichi (Tisbe) e Federica Sardella (Clorinda). Sempre all’altezza il Coro preparato dal M° Paolo Longo.

Un’ultima replica veramente spontanea, appassionante, dove anche Rossini si sarebbe divertito! 😃

P.S. Siparietto rossiniano: Per giungere in tempo al Verdi ho preso un tassì. “Teatro Verdi, Piazza Tommaseo, grazie”. Dopo un po’ il tassista mi fa: “Al Verdi i fa la Cenerentola”. Rispondo brevemente con un sì. Arrivati a destinazione, mentre sto per scendere dall’auto, il tassista aggiunge: “Me racomando, no la stia perder la scarpetta, che no so se rivo a vignirla a cior de novo”.

La cenerentola di Rossini al Verdi di Trieste