L’arte che dà, l’arte che toglie. Ieri ho visto due film “Diamanti”, regia di Ferzan Özpetek e “Maria”, diretto da Pablo Larraín. Il fil rouge che lega questi due ultimi lavori cinematografici è proprio l’arte.
In “Diamanti” ogni tassello va a formare un mosaico che prende forma e colore con il fluire narrativo. Tra stoffe, perline, bottoni, ago e filo, si intrecciano le vicende e le emozioni delle protagoniste. Protagoniste (un cast affiatato!) perché tutte, in qualche modo, hanno qualcosa da dire. Nessuna viene messa in disparte.
La regia e la fotografia ci portano in un mondo teatrale e cinematografico. I tratti della recitazione di alcune interpreti vanno oltre la macchina da presa, palesandosi teatralmente.
La scelta di mostrarci un ambiente, la sartoria – dove per lo più si svolge tutta la storia – in un’atmosfera di colori decisi e luci calde che rimanda al dietro le quinte teatrale, accentua il sapore a tratti surreale e fuori dal tempo del film. Nulla è lasciato al caso in questo ingranaggio che funziona senza incepparsi.
Una storia di donne, una storia che ci porta a capire quanto sia importante lavorare assieme, fare squadra, e che ci mostra quanto lavoro c’è dietro a tutti quei costumi che vediamo sul grande schermo o sul palcoscenico. C’è la storia del nostro paese, delle sue eccellenze. Ma c’è anche la magia di quell’arte che ti conquista in punta di piedi, avvolgendoti tra realtà e finzione.
Ecco, realtà e finzione. “Maria” indaga gli ultimi giorni di vita della Callas. I suoi ricordi e i suoi tormenti si mescolano, non c’è confine tra la vita e il palcoscenico. Chi è realmente Maria? Una donna. Anche qui scopriamo l’universo femminile, scopriamo le fragilità, ma anche la forza interiore di uno dei più grandi soprani del Novecento. Non c’è solo la Callas, c’è soprattutto Maria ed è con lei che ci si scontra.
La fine di un’epoca, la propria fine. I giorni che passano senza più un senso, perché l’unico senso era il palcoscenico, il canto, la voce. Voce che viene soffocata da un malessere generale. Cos’è ora realtà e cos’è invece finzione?
Angelina Jolie si impegna, si mette nei panni di una cantante e tira fuori quella sofferenza interiore, quel mondo buio, ma anche la luce della bellezza di una donna che ha lasciato il segno.
In entrambi i film una cosa è ben chiara: l’arte rende eterni.