Un tempo denso che sembra non avere inizio, né fine. Il tempo della vita che come un fiume scorre inesorabilmente. Parole che si fanno necessarie per esprimere il sentire umano. Alessio Boni ne “Il vetro della clessidra” non veicola dei concetti, diviene quei concetti, quelle riflessioni sull’essere. Si fa voce interiore di un’umanità che ha radici in quella Mitteleuropa che inevitabilmente ancora oggi ci appartiene.

Tre parti, tre situazioni diverse ma accomunate dal senso del tempo e dell’esistenza. I due racconti di Claudio Magris “Lezioni di musica” e “Il premio” (tratti dalla raccolta “Tempo curvo a Krems”) e il monologo che li inframezza, “Essere già stati”, diventano una profonda e necessaria riflessione che si fa spazio tra sensazioni contrastanti.

Quel maestro di musica che dopo tanti anni rivede un suo allievo in un incontro a tratti criptico si intreccia con il vecchio scrittore dalla voce consumata diventato estraneo ad un mondo che poco gli appartiene.

L’interpretazione di Boni non conosce i limiti della parola, va oltre: visceralmente restituisce al pubblico una realtà a tratti scomoda perché vera che non conosce confini, né barriere. Proprio con il monologo “Essere già stati”, che si trova al centro di questo viaggio interiore, emerge senza scrupoli l’amara lotta tra ciò che si è già stati e ciò che si è ancora. Il voler essere che rovina l’esistenza, che ci impedisce di soffermarci su ciò che conta realmente. E mentre le stelle continuano a punteggiare il cielo e la pioggia a bagnare il suolo, l’uomo si lascia risucchiare da questo vortice terreno che conduce a una corsa senza fine, quando tutto, in realtà, sta nella “felicità dell’essere già stati”. Lo sbiadire del tempo fa emergere la consapevolezza della maturità che abbandona quell’ansia di essere, abbracciando la libertà di “essere già stati”.

Un dialogo sublime tra il sentire più profondo e la scoperta dell’essere che prende corpo con le parole e le note del violoncello di Chiara Trentin che sottolinea con giusta sensibilità l’atmosfera dello scrittore triestino. La regia di Paolo Valerio orchestra al meglio ogni sfumatura di questo percorso introspettivo dove Alessio Boni si dà totalmente, immergendosi in quel tempo che scorre nella clessidra, dove tutto è e dove tutto è già stato.

Grazie per la magica serata!

P.S. Se non avete ancora visto lo spettacolo in Sala Bartoli, Il Rossetti, potete ancora farlo: oggi, 10 ottobre, alle 21, l’11 ottobre alle 19.30, il 12 ottobre alle 21 e il 13 ottobre alle 17.

Il vetro della clessidra con Alessio Boni